Intervista a Ilario Rossi

ILARIO ROSSI, di A.R.Delucca, in Contemporart Rivista di Arte Cultura informazione Turismo,Anno X, N.13/33, Luglio – Settembre 1994, Edizioni Ghirlandina, Nonantola (Mo), pp. 43, 44, 45


Testo :
Si è conclusa il 12 giugno l’antologica che espone le opere dell’artista bolognese a partire dal 1929 ad oggi. E’una carrellata di novantasei dipinti in cui prevalgono i temi di paesaggio:” …Famigliari -scrive Pier Giovanni Castagnoli, curatore del catalogo della mostra – come la “Scuola di paese” (1955) che incombe con la sua mole squadrata e priva di attrattiva,sul piano accostato allo sguardo, tanto diversa, tanto meno solenne in quella sua feriale, ‘normale’vicinanza alla fantasmatica ‘lontananza’delle case di Morandi,arroccate sui crinali delle colline di Grizzana, prossimi come la trama dei tralci spogliati delle viti in “Periferia”(1943) che costituisce una presenza veritiera e tangibile…”.
Ma oltre ai paesaggi sono esposti alcuni ritratti piuttosto significativi come quello che l’artista fece alla madre nel ’42,in cui si vede una dolce ed austera signora dai capelli grigi raccolti che tiene in grembo due carte da gioco o quello di “Sandra” (1943) una figura giovanile in meditazione illuminata da una luce chiara, profonda, penetrante la materia, che richiama alla mente la tecnica pittorica di Morandi.Particolarmente interessanti sono le opere degli anni Cinquanta e Sessanta,frutto di un originale rapporto con i canoni dell’arte informale. Cromatismi vivaci, immagini di case ed argini costruite su straordinari accordi di colore che variano dal bianco abbagliante al grigio, al nero più cupo, azzurri intensi, gradazioni di verdi ,terre brune che si accendono di rosso e di viola. Tutta la pittura di Rossi è il risultato di una profonda ricerca per giungere all’espressione di un equilibrio ,di un’armonia,ma soprattutto di quell’emozione pura che scaturisce dalla natura stessa delle cose. Questa ricerca è cominciata sin dagli anni giovanili quando era studente presso l’Accademia di Belle Arti, a Bologna e sotto la guida di Morandi, imparava a conoscere i caratteri compositivi del francese Cèzanne. Ma l’allievo ha presto raggiunto la propria dimensione artistica e già nel primo dopoguerra era uno dei fondatori della famosa galleria “Cronache”, insieme a Borgonzoni, Mandelli, Minguzzi, Ciangottini e Carlo Corsi. Nell’arco della sua carriera ha conseguito numerosi successi di cui fanno parte le Biennali veneziane che tra l’altro ha presenziato dal ’35 al ’58,poi ancora nel ’64 e le Quariennali romane dal ’39 in avanti.Ha tenuto diverse personali in Italia e all’estero: alla Mistral di Bruxelles,a Johannesburg, a Chicago, a Zagabria; è tuttora membro del Comitato Italiano per le arti figurative all’Unesco,direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e titolare di cattedra all’Accademia di Brera.

Abbiamo intervistato il Maestro alla Galleria d’Arte Moderna e siamo rimasti affascinati dalla sua personalità affabile,cortese e insieme ironica che evidenzia sin dal primo impatto una grande vitalità di spirito per quanto l’aspetto sia composto e non privo di una certa autorevolezza.

Che giudizio può darci riguardo all’allestimento della mostra?
Credo che meglio di così gli organizzatori non potessero fare .E’ anche troppo! Sì, perchè c’è una luce molto forte in queste sale ,i quadri si vedono bene ma si disperdono un poco immersi come sono in queste vaste dimensioni.Forse sarebbe stato meglio disporli in uno spazio più ridotto; del resto se hanno lo spazi è anche logico che lo sfruttino:posseggono una bella galleria e vogliono farla vedere!

Sembra però che presto sarà trasferita in zona centro proprio perchè l’attuale posizione periferica non favorisce affatto l’affluenza di pubblico :a proposito di questo lei ritiene che la frequentazione delle mostre d’arte contemporanea sia soddisfacente?

Dipende dal tipo di esposizione che viene organizzata: ad esempio il museo di Morandi è frequentatissimo.Qui, però, in questa galleria influisce senz’altro la distanza e in più c’è il problema, come ho già detto, della dispersione delle sale :sembra un po’ il mercato dei cavalli,anzi forse dovrei dire che sembra un po’ un ospedale .La mia antologica però, non risentito più di tanto di questo problema dal momento che è piaciuta,i quadri sono stati apprezzati e anche la critica è stata favorevole :a conti fatti siamo contenti .
Prima ha citato Morandi :la sua formazione ha subito l’influenza dell’arte morandiana oltre a quella di Cèzanne…(m’interrompe)…

…..E di De Stael, però io sono figlio di un grande conoscitore dell’arte antica e moderna ma soprattutto mio padre era uno che sapeva disegnare :era lui che insegnava a noi figli, tutti e tre, anche a mia sorella e lo faceva allo stesso modo in cui insegnava ai suoi scolari. Imparavamo a conoscere gli stili, le forme, anche degli oggetti antichi; tutto questo è cultura e un bambino comincia subito ad entusiasmarsi se è nato con una particolare inclinazione verso queste cose.
E così ho cominciato con la teoria, la storia dell’arte ,poi la pratica fino a quando ciascuno di noi fratelli ha scelto la propria strada, tutti con il pallino dell’arte:mia sorella a studiato col babbo poi è andata ad insegnare alle scuole medie ,mio fratello è decoratore di navi e io …io ho scelto Morandi .

Giustamente ha scelto uno dei grandi artisti del Novecento
Eh sì, ma ha avuto anche dei denigratori tra cui alcuni critici; comunque vi furono poi quelli come Arcangeli, anche se venne più tardi, che capirono subito chi era Morandi.
-Era un uomo dal carattere schivo, non è vero?

Un po’ schivo sì, gli dava fastidio che certi pittori bolognesi e certi critici lo chiamassero “la pungaza d’ la Fundaza” ( il topo di via Fondazza)….però questo non scrivetelo…E’ per questo che si arrabbiava e litigava con Bertocchi, con Corazza, con Guidi, ma Guidi è venuto dopo. Del resto era quasi logico, sa…due artisti così…uno più bravo dell’altro! Alla fine si sono incontrati, anzi, scontrati!Però le ragioni vere dello scontro potrebbero essere dovute ad una sostanziale differenza di carattere .Io personalmente, di Morandi ho un ricordo positivo, era veramente cortese ma ogni tanto, aveva degli scatti inaspettati:ad esempio quando a scuola noi allievi ci recavamo nell’aula di stampa, con le nostre lastre, lui controllava tutto e se qualcuno fumava una sigaretta, si arrabbiava perchè lì c’era la benzina, era molto catastrofico …diceva sempre: “Sai, nel 1902, o 1903, non ricordo – così, senza la ERRE – è venuto giù un palazzo alto ….” Cosa c’entrava poi!Però era fatto così, catastrofico, pensava ai disastri .Non aveva mica torto comunque, infatti nell’aula d’incisione si usava la benzina e sopra, c’era la pinacoteca!

Tornando a lei: guardando i suoi lavori si ha la sensazione di un legame piuttosto stretto con la natura.

Io abitavo in una strada, via Beretta Rossa, in Santa Viola, dove possedevo un podere immerso nel verde,tra campi e alberi da frutto: di là io vedevo San Luca. Quante volte ho ritratto San Luca guardando la collina dall’ammezzato di casa, che per me rappresenta la giusta misura, la giusta posizione per riprendere i paesaggi: i miei quadri infatti non si discostano da questa regola.Tutto ciò però non si è mai verificato per un preciso intento meditato, studiato appositamente, in realtà è un’esigenza nata spontaneamente nella mia pittura.

Come mai la figura umana è sempre assente dalla sua pittura di paesaggio?

Mai la figura umana nel paesaggio, guai! Si cadrebbe nell’Ottocento, Pizzirani e compagnia bella! A Morandi verrebbe male ai denti se sentisse parlare di figure umane! Ne ha fatte ben poche lui, e mai nei paesaggi! Io invece ne ho sempre fatte , mi piaceva, ma non certo nei paesaggi!
Ritraevo spesso mia madre che era bellissima, come tutte le mamme, e i miei genitori insieme: ad esmpio, qui in mostra c’è un quadro del ’35 “Figure in ambiente” che richiama un poco lo stile di Cèzanne e i modelli sono i miei genitori.

Chi è l’artista, per Ilario Rossi?

Uno che mangia quando può …no, no – dice sorridendo – l’arte , anzi , la pittura è la cosa più bella in assoluto e a me fa provare l’emozione più grande che l’uomo possa provare

A farla o a guardarla?

Anche a guardarla, soprattutto dopo qualche anno che ho dipinto un quadro mi piace riguardarlo e accorgermi che con la pittura ci ho preso! Ma non voglio mica fare lo spaccone a dire queste cose! Mi sono stupito che il critico Giorgio di Genova abbia scritto in un suo saggio: “Non ne sbaglia uno” riferendosi ai miei lavori : mi sono stupito perchè so che è uno piuttosto restìo a distribuire elogi.

Chi è il critico secondo lei, come deve operare?

I critici d’arte dovrebbero sempre avere un amico pittore o almeno parlare coi pittori, finchè sono vivi, l’arte si capisce meglio stando a contatto con chi dipinge.Vi sono alcuni che danno l’anima ( uno di questi è Mandelli ), che sono disponibili ed hanno grandi conoscenze da trasmettere a chi vuole ascoltarli: quella è gente che per l’arte ha militato un’intera vita ed ha sofferto anche per riuscire a dare il meglio di sè.
A.R.D. ( Giugno 1994) Copyright

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