Pennello Scalpello Macchina fotografica.Sette bolognesi alla conquista del corpo umano

“Pennello scalpello Macchina fotografica.Sette bolognesi alla conquista del corpo umano”, Articolo di Anna Rita Delucca, pubblicato su Contemporart Rivista di arte cultura informazione e turismo, Edizioni Ghirlandina, Nonantola(Modena), Anno XII, N.22/42,Ottobre -dicembre 1996, pp.38,39

Testo:
Il 5 ottobre al circolo artistico “Blob” di Imola s’inaugura una singolare collettiva di sette artisti che proseguirà per tre settimane.Si tratta di una iniziativa che riunisce sotto il coordinamento di Anna Rita Delucca, storico dell’arte bolognese, un gruppo creativo che abbraccia tre diverse discipline dell’arte contemporanea: pittura scultura e fotografia (quest’ultima in particolar modo è una disciplina in continua via di sviluppo).
Saranno esposte opere, quasi tutte di notevoli dimensioni, gli autori delle quali sono tutti personaggi estremamente diversi tra loro non soltanto per l’età anagrafica ma soprattutto per esperienza ed orientamento artistico. proprio per questo motivo si cimenteranno insieme nella sperimentazione di un nuovo criterio studiato per realizzare un’esposizione collettiva basata sull’unione di personalità diverse e diverse ideologie artistiche che affronteranno una tematica in comune: la figurazione umana nell’arte.
Dei sette partecipanti cinque sono pittori, alcuni dei quali legati alla concezione figurativa dell’arte, come Carla Nutini che sebbene non disdegni la poetica informale, è particolarmente affezionata alle tematiche del mondo femminile rappresentato dal punto di vista emozionale e conoscitivo.
Anche i due giovani esordienti Sebastian Roversi e Giuseppe Pagliarisi puntano la loro attenzione sulla pittura figurativa ma mentre il primo trae ispirazione dall’arte internazionale d’Oltremanica (da Francis Bacon a Lucien Freud) e studia le problematiche della psicoanalisi di Fromm (ma anche l’espressionismo austriaco), il secondo è partito precedentemente dalla pittura a soggetto paesistico e in seguito ha scoperto la tecnica fotografica filtrata e riprodotta su basi intimistiche per realizzare originali soggetti pittorici di vario genere.

Il trait d’union tra questa tipologia figurativa e quella legata alla pittura informale è costituito dal triestino Edgardo Battiston, pittore ed incisore formatosi alla scuola d’illustrazione di New York, nientemeno che da Milton Glaser, per il quale non esiste una così netta separazione creativa tra la costruzione della figura e l’esecuzione delle arti senza forme. Conosciuto ormai più per le sue ‘figure naturali'(dal titolo della sua mostra personale)espressione soprattutto di una vera e propria reminiscenza delle cose della natura in cui le figure stanno dentro una materia cromatica senza forma, l’artista si cimenta in uno studio psicologico alquanto interessante delle tipologie che caratterizzano le varie espressioni del volto umano, giocando ad individuarne, in modo perennemente distaccato, caratteri, sentimenti ed emozioni.
Il ruolo dedicato all’ informale ‘più spinto’è ricoperto dalla giovane Oviglia Leonelli, intrisa di studi in architettura dai quali è maturata approdando ad una sorta di linguaggio del colore che richiamando,forse involontariamente, vaghe reminescenze della maniera pittorica del grande Afro, senza per altro risentirne nelle sue opere, realizza trame intricate e indissolubili di cromie travolgenti che dallo studio dell’arte informale si sviluppano ulteriormente per lasciare spazio ad un’ampia ricerca di nuovo come si vede nei sui ‘Mostri’ mitologici quale il ‘Giano Bifronte’ dalle forti tinte e alle forme sfaldate seppur palesemente riconoscibili.
La sezione scultura è affidata ad un personaggio alquanto eclettico, Elena Cifiello, non solo scultrice ma anche pittrice, poetessa e scrittrice di romanzi (l’ultimo dei quali realizzato sotto lo pseudonimo di Hel Ares, pubblicato nel ’91 con una prefazione di Ruggero Orlando) la quale soprattutto nelle arti plastiche si affida con particolare impeto a trasformare la materia in forme dal sapore antico, potremmo dire addirittura arcaico; le sue figure, soprattutto femminili, plasmate prevalentemente nel bronzo e nella creta, sono sinuose ma opulente, morbide, spesso ripiegate o rientranti su se stesse, in un gioco di pieni e vuoti che delineano il volume consistente ma lineare della materia quasi a voler esprimere una ricerca di armonia penetrando profondamente la materia stessa fino alle sue molecole più interne.
Ultimo dei sette partecipanti, Paolo Bassi, fotografo professionista nel settore medico-scientifico, è un artista appassionato della microscopia elettronica (infatti collabora con il Biomedical Photographic Communication Department dell’Istituto Tecnologico di New York) da cui trae le sue ‘forme’ per realizzare particolarissime foto sulle quali poi interviene con l’uso di elementi pittorici. Il risultato è un’immagine assolutamente originale che esce dalal realtà e spinge l’osservatore in un mondo fantastico, suggerito esclusivamente dal proprio organo visivo.
Anche nel suo cimentarsi con la figura umana Bassi agisce in maniera del tutto personalizzata: sinuosità, giochi d’ombre e luci, sapore di sogno negli ingrandimenti dei corpi femminili che l’artista predilige nettamente per i suoi soggetti fotografici.
In questo variegato ed estroso gioco delle immagini lo spettatore potrà aggirarsi dal 5 al 31 ottobre prossimi presso il circolo culturale “Blob” a Imola.



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Questo articolo è stato pubblicato anche sul periodico La Gazzetta dentale.Anno IV, N.5.Settembre 1996

Anna Rita Delucca (copyright)

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